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Roberto Goffi
Come ritratti (un omaggio fotografico a Carol Rama)
Testo di Nico Orengo
Ho visto le foto di Goffi, lui è un fotografo, un fotografo sensibile, è anche un pittore, sa dove sono «le cose», ma come tutti i fotografi ha, al contrario di Carol Rama, bisogno di luce perché dalla sua camera oscura esca, comunque, del positivo. Ed ecco allora che riesce ad aprire finestre, a recuperare dell’«esterno», stralci di Mole, che l’ironia fallica di Carol definirebbe sicuramente «pretenziosi» o «torinesi» e comunque non «turbanti» come i suoi. Goffi dà luce nella geometria del teatro dell’artista, spazio dopo spazio, porta all’occhio e alla luce spugne e babbucce, collane, boccette di profumo, manichini, monili, teste di madonna e dei d’Oriente, pavimenti casoratiani, seggile e tappeti, tele che non si voglion far vedere, lampade, bricchi mai usati, quadrerie e libri, una vecchia macchina da scrivere Olivetti: oggetti come ex voto, di un unico grande voto, quello di ringraziamento verso qualcosa che in molti modi si può definire Arte.
Foto: Roberto Goffi
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