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Bruno Orlandoni
Progetti infedeli
Testo di Bruno Orlandoni
AUTORICETTA
Prendere una nascita in una tranquilla città di provincia,
liceo classico,
una laurea in architettura conseguita dopo il ‘68.
Disporre a fontana sul tavolo.
Lavorare con le mani bagnate in una spassionata passione
per ogni fenomeno visivo
Impastare tutto per 25 anni aggiungendo brevi viaggi,
transiti in libreria,
frequentazioni varie,
Beethoven e Dylan.
Lasciare riposare un paio d’anni.
Tirare poi tutto molto sottile col matterello spalmato di una giusta dose di presunzione,
sul piano di lavoro cosparso di curiosità:
non troppa ma distribuita omogeneamente.
Il ripieno.
Tritare finemente 11 anni di insegnamento
con il luogo comune delle frustrazioni che lo incrostano
e un’attività autarchica di storico dell’arte.
Aggiungere al composto qualche pubblicazione
e la partecipazione all’organizzazione di qualche mostra.
Mescolare con Bach,
musiche medievali,
un pizzico di Monteverdi.
Mettere nella pasta tante palline del ripieno
a giusta distanza tra ordine e disordine.
Ripiegare,
tagliare con l’apposita pedanteria.
Mettere a cuocere in abbondante tempo libero,
salato con l’esigenza di fare qualcosa
e zuccherato col dubbio che quello che si sta facendo non serva a niente,
a bollore, a fuoco basso, quanto basta.
Il condimento.
Prendere fogli F4 lisci 237 x 327 mm.,
pennarelli, matite colorate, colla,
ritagli di giornale,
problemi di linguaggio e di rapporti tra linguaggi diversi,
fili rossi, ambiguità e antinomie,
ricordi personali, amori a prima vista,
storia, storie, citazioni,
amori per l’eternità, nevrosi, giochi di parole,
simbolismi privati e pubbliche mitologie.
Evitare accuratamente le esigenze di originalità e di coerenza stilistica,
la paura di copiare, di deludere, di sbagliare,
di ammettere i propri errori,
quali - per esempio - una mostra.
Aggiungere senso del piacere a piacere.
Mescolare con molto Mozart
secondo criteri scrupolosamente geometrici.
Foto: Bruno Orlandoni |
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